16.10.13

Dussehra, fine della festa

In questo periodo qui si va di festa in festa: era appena finita la Ganesh Puja (10 giorni a settembre), e ora e' finita anche Dussehra (10 giorni di Durga puja....) Cosa strana: in seguito all'elevato numero di migranti da altre parti dell'India (specialmente Bihar e Chhattisgarh) le feste cambiano: la Ganesh Puja qui era appena appena un giorno di festa, adesso invece abbiamo l' "en plein". Dussehra prima qui era limitata al Ramlila, ma adesso e apparsa anche Durga sulla scena. Ecco due piccoli video sulla processione finale sotto casa nostra;

https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=4BdUucKCJ_g
https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=Sz143SkDVsU


Un grande vociare, jai mataji. Tante donne , vestite di sari, anche se da queste parti il sari non e' l'abbigliamento abituale. Qualche foto della processione: 

L'indomani facciamo una passeggiata al 'playground', dove ci sono state giostre e bancarelle. Sono rimaste 2 giostre da smontare, una cucina da campo, e tanti rifiuti...

16.9.13

Effetto Monsone a Dharamsala

Ieri, 14 settembre, siamo saliti a McLeod Ganj per la Mela, una specie di ‘fiera’ che segna, secondo la tradizione, la fine del monsone.  Quest’anno è stato un monsone molto forte cominciato con 15 giorni di anticipo , a meta giugno invece che a luglio. Le piogge sono state ininterrotte per giorni e giorni provocando un notevole stato di depressione da pioggia, disastri tipo strade interrotte e frane, anche se qui a Dharamsala non ce la passiamo tanto male rispetto ad altre regioni indiane.

Ma il monsone non è solo “depressione da pioggia” . Guardar fuori dalla finestra vicino al mio Pc è come trovarmi davanti al televisore: le nuvole arrivano silenziose, basse e nere da Sud, per dirla più facile da Delhi; coprono la valle sottostante e poi si alzano come droni silenziosi verso la montagna, ci sbattono contro e sembra che una lite selvaggia si scatena fra montagna e nuvole; infatti poco dopo l’impatto fulmini e saette appaiono sulla mia TV privata.
I fulmini sono potenti, luminosi e alle volte troppo vicini; alcuni giorni fa uno di loro era talmente vicino che sembrava volesse entrare in casa con la sua luce bianca e forte. Qui non ci sono parafulmini, o meglio sono sostituiti da alti pini o salici piangenti; non si sa se piangono perchè in India o cosa...Dunque c’e’ stato un tentativo di violazione di domicilio non riuscito da parte del fulmine, ma per vendetta ha fatto saltare due modem, il mio e quello di Kristin. Capita spesso da queste parti. 


Il monsone porta anche un cambiamento della natura continuo. Le piante crescono anche senza che uno lo voglia, io ho buttato alcune piante tagliate dal giardino sopra la casa di Kristin, e sono cresciuti cespugli enormi e alti con fiori; tagli l’erba nel giardino e quando arrivi dal lato opposto a dove hai cominciato è già ricresciuta da dove eri partito. Il fiume spumeggia con acque poco chiare, direi luride, portando con se tutto quello che trova sulla strada; il terreno scivola via facendo crollare le case nei campi militari. Insomma un macello che finisce appena le nuvole nere lasciano spazio al sole. Eh si perchè alle volte ci siamo chiesti se il sole, la luna, le stelle esistevano ancora. Stiamo parlando di giorni continui di pioggia e cielo grigio.
Poi il Mela ci dice che anche quest’anno si torna alla normalità.
Con il nostro amico-autista Shivaji partiamo e dopo un po passiamo vicino alle case che sono franate nel campo militare. 

 Poco dopo, tanto per ricordarci che siamo in un campo militare, ci imbattiamo nel cartellone che rappresenta un militare, a dire il vero un pò ridicolo e poco rambo, che annuncia ai passanti che i militari indiani non hanno pietà dei loro nemici. Qualche decina di metri dopo, come a chiedere scusa, si trova un altro cartellone con un campo di tulipani,  come se fosse l’offerta floreale e di scuse per la scemenza detta prima. 



E finalmente si arriva alla Mela. Una stradina lunga e stretta ospita decine di bancarelle. Le prime sono quelle con il cibo. Una varietà infinita di cibo colorato, zuccherato, per cui assalito dalle mosche, leccornie ben esposte tipo a torre e a mammella troneggiano sulle bancarelle. 

Segue il settore “per la casa”. Qui si trovano innanzitutto fiori di plastica, merce preziosa per adornare gli altari sia tibetani che induisti, bonsai in plastica, tazze per caffe o simile molto carine in terra cotta con disegni a mano, bottiglie di vetro tipo i quartini delle osterie [ne ho subito comperato una, con sei tazzine] e poi , avete presente quelle bocce di vetro con i monumenti o altro dentro che si girano e cade la neve? Ebbene una bancarella piena con bocce  in vetro e in plastica. Ne compero subito una con il Taj Mahal.

Procedendo si arriva al settore “abbigliamento” con maglioni infeltriti e poi al parco giochi dove una giostra con i cavallini viene fatta girare a “spinta” dal proprietario. Per fortuna c’era solo un bambino sopra uno dei cavallucci…Il tira a segno che invece di avere il fucile ad aria compressa ha delle palle da tirare verso gli oggetti che uno desidererebbe. La strada finisce e con essa la Mela. Alla mela si incontrano anche vecchi amici e conoscenti tibetani o indiani; si notano, silenziosamente, i cambiamenti dovuti alla vecchiaia e si tira avanti.
Il monsone, intanto, continua in barba alla tradizione. Ieri e oggi una grandinata con chicchi grossi e rumorosi ci ha ricordato che le tradizioni non sempre vengono rispettate...

Ecco qualche piccolo video:
 

 

 

26.5.13

I Posseduti di Unawa, Gujarat



MIRA DATAR, UNAWA, GUJARAT

Hazrat Syed Ali di Mira, nacque il 4 agosto 1426; uomo pio con il volto scintillante ed illuminato dalla sua spiritualità, aiutava il suo prossimo nelle difficoltà e risolveva qualsiasi problema con il potere spirituale del suo parlare.

Il significato del suo nome:
Syed - cognome, Ali nome , Mira - coraggioso, Datar - Colui che si dona al suo devoto e si dona a tutti senza distinzione di casta, colore e religione.
Syed Ali verrà prevalentemente chiamato appunto Mira Datar; uomo coraggioso che si dona agli altri indistintamente.
 
LA LEGGENDA
Si narra che in un luogo chiamato Mandavgad (in Madhya Pradesh, nel distretto di Dhar) governava Re Mehandiraj; uomo crudele, tiranno e anti religioso, voleva che la gente del suo regno lo venerasse come un Dio, dal momento che lui si sentiva un Dio e per questo uccise molte persone come sacrificio al Diavolo affinché diventasse un Dio, ma un Dio seguace del Diavolo.
Un Saggio di questo sfortunato luogo un giorno riuscì a fuggire e, raggiunta la corte del Re Lodhi, figlio del Re Ahmed Shah fondatore di Ahmedabad, gli raccontò la sfortunata vita degli abitanti di Mandavgad e chiese aiuto. Subito Re Lodhi iniziò una guerra contro Re  Mehandiraj, ma nonostante la potenza del grande esercito di Re Lodhi, non si riuscii ad avere la meglio su Re Mehandiraj e la guerra durò molti anni; Re Lodhi vinse molte battaglie, ma Re Mehandiraj , aiutato dal Diavolo, resisteva.
Una sera Re Lodhi prego' Allah Taala e, in sogno, questi gli apparve.
Allah Taala gli predisse che avrebbe vinto la guerra solo con l'aiuto di Mira Datar e suo nipote Syed Illmuddin, solo in loro c'era la forza per vincere il Diavolo.
In quei giorni Syed Illmuddin si stava sposando e, saputo quanto stava accadendo a Mandavgad, Mira Datar decise di partire immediatamente, senza il nipote, per aiutare Re Lodhi.
Lungo il percorso i soldati si fermarono per riposare in un luogo chiamato Unawa; Mira Datar disse che era un bel posto e che se fosse morto avrebbe voluto essere seppellito ad Unawa.
Arrivò ad Mandavgad  e subito cominciò la battaglia. Mira Datar si trovò di fronte Re Mehandiraj, e questi, riconoscendo la potenza della bontà di Mira Datar, si rifugiò in una grotta; Mira Datar lo segui e lo trovò, Re Mehandiraj sentendosi braccato si consegnò a Mira Datar ma con un gesto veloce prese la spada e decapitò Mira Datar.
Il corpo senza vita di Mira Datar, grazie al potere datogli dalla divinità, si rivoltò a sua volta e con la spada uccise il Re Mehandiraj tagliandogli i lunghi capelli, luogo dove risiedeva il potere del Demonio.
Subito il corpo di Syed Ali Mira Datar si trasformò in un letto di fiori.
Sulla via del ritorno i soldati di Mira Datar passarono per Unawa e il cavallo che trasportava il  corpo si fermò e non si mosse di un passo; tutti capirono che Syed Ali Mira Datar, vincitore sul Diavolo, doveva essere seppellito ad Unawa.
Ed è qui che le persone possedute dal Diavolo vengono per farsi esorcizzare, perché i discendenti di Syed Ali Mira Datar sono ancora qui e, guardando negli occhi, riconoscono le persone che hanno dentro di se il Demonio.

Gli occhi del Diavolo
“Sull'albero ci sono tante bamboline di pezza trafitte da un chiodo con all’estremità un limone, i limoni rappresentano gli occhi del Diavolo, una volta tagliati a metà bisogna farli girare sette volte in senso orario sul posseduto, il succo del limone brucia e fa male agli occhi del Diavolo”
Entro nella Moschea di Unawa in Gujarat, tanta gente che aspetta, tanti Moallim seduti davanti ai loro armadietti, ma di tutti, due hanno una folla di fedeli che aspettano di essere ascoltati; sono i fratelli Jahangir Ali e Musirali Hai Riyazmiya; anche il loro padre é un Moallim, tutti diretti discendenti di Syed Ali Mira Datar. Loro hanno il potere di riconoscere, guardando negli occhi, se chi gli sta davanti è posseduto dal Diavolo.
Stamattina no; stamattina per fortuna nessun indemoniato; elargiscono, oltre che le loro cantilenanti preghiere, consigli per uscire da questa e quella malattia, una sorta di dottore; ma tutt'intorno gente "posseduta dal Diavolo", uomini immobili con lo sguardo perso nel vuoto, incatenati, tutti con accanto chi una figlia, una moglie, un parente che gli ricordi i minimi gesti per poter restare in vita: bere, mangiare un boccone di prasad, cibo benedetto, una carezza.
Una ragazzina, che potrebbe avere 12-13 anni, si avvicina e mi chiede di fare una foto con il padre che sta accudendo; lui, lo sguardo nel nulla, il suo viso una maschera senza espressione, pietra dura; lei, una speranza negli occhi, che suo padre possa ritornare il padre che era.Ma sono in questa sorta di piazza già da tempo, si capisce dai segni lasciati dalla catena alla caviglia del malato, e non è successo ancora niente.
Una madre invece no, mi chiede di non fotografare la figlia, il Diavolo potrebbe rimanere impresso nella foto e non lasciare mai più il corpo di Amita; è una donna colta la mamma di Amita, un’insegnante di Mumbai, parla benissimo l’inglese, spera di riportare a casa la figlia guarita, ma è da tanto tempo che è qui.
Si sente gridare, hanno portato dei posseduti alla fonte, e qui si sfogano urlando frasi sconnesse, si tuffano in un acqua e danno sfogo alla loro rabbia.
Si avvicina un marito e mi dice "è mia moglie, si è ammalata improvvisamente, l'amo tanto e voglio che guarisca, solo qui mi possono aiutare".
Capisco che hanno esaurito tutte le speranze e, che questa è l’ultima possibilità.
Arriva il tardo pomeriggio ed i posseduti vanno verso il Cimitero dove è custodita la salma di Mira Datar; all’esterno ci sono donne in trance che si agitano lungo il muro perimetrale, entro e, fra le urla, vedo una ragazza che correndo, si lancia in una capriola, il suo corpo cade a terra con un sonoro tonfo, si rialza ed inveisce contro di me, si gira e ricomincia, altra capriola, altro tonfo e così di seguito senza un’apparente fine. Il Padre della ragazza, affettuosamente in silenzio, la guarda.
Altre urla, mi giro e vedo un gruppo di donne accasciate a terra che battono la testa contro il pavimento, gridando la loro rabbia con chi le possiede, nel loro volto solo stanchezza e negli occhi un grande smarrimento.
I parenti tutt’intorno in silenzio e con un senso di vergogna seguono i loro movimenti
tentando di proteggerle dalle lesioni che si potrebbero procurare.
Una folla si accalca intorno ad un braciere dove dell’incenso fuma, tutt’intorno inalano il fumo nella convinzione che inspirato in profondità possa eliminare gli spiriti maligni..
Torno verso la Moschea, salgo una piccola scala che conduce su una terrazza all’aperto dove altri pellegrini girano introno ad una cupola chiamata Dadi Amma, ed è qui che le persone possedute devono strisciare sette volte attorno alla cupola per liberarsi dal maligno.
Rivedo la madre di Amita, vuole che le accarezzi la figlia, lo faccio, l’ho resa felice.
E’ il momento della preghiera ...

Gian Marco Agazzi

Il link al libro fotografico di Gian Marco: http://www.blurb.com/b/4333188-posseduti

18.5.13

Narlai, Rajasthan - luogo delizioso per visitare templi jainisti

foto di Doia Giovanola

Narlai e' un villaggetto nell'entroterra tra  Jodhpur e Udaipur, situato sotto un blocco massiccio di granito alto piu' di cento metro, pieno di grotte e templi soprattutto jainisti..Nel villaggio si trova una fortezza che contiene un lodge di caccia del 17imo secolo  meravigliosamente restaurato, il Rawla Narlai. Questo piccolo haveli delizioso con vista sulle colline e il masso roccioso  fu donato dal maharaja di Jodhpur al fratello Ajit Singh.




Narlai e' un tipico villaggio del Rajasthan, con i suoi abitanti presi nella loro quotidianita' rurale.

 Cio' che lo rende un villaggio cosi' speciale e' che e' un luogo di pellegrinaggio jainista, e che sparsi intorno al villaggio si trovano ben 11 templi jainisti, 2 dei quali sono situati in cima a due colline opposte, che sono repliche dei famosi templi jain Shatrunji (Palitana) e Girnar (Gujarat). L'influenza jain e' dovuta al fatto che 2 prominenti personaggi siano nati in questo villaggio.


La serenita' di questo villaggio ne fa una base ideale per esplorare, il forte di Kumbalgarh, oltre ai templi famosissimi di Ranakpur. 




Ancora una bella foto di atmosfera....grazie Doia!