16.9.13

Effetto Monsone a Dharamsala

Ieri, 14 settembre, siamo saliti a McLeod Ganj per la Mela, una specie di ‘fiera’ che segna, secondo la tradizione, la fine del monsone.  Quest’anno è stato un monsone molto forte cominciato con 15 giorni di anticipo , a meta giugno invece che a luglio. Le piogge sono state ininterrotte per giorni e giorni provocando un notevole stato di depressione da pioggia, disastri tipo strade interrotte e frane, anche se qui a Dharamsala non ce la passiamo tanto male rispetto ad altre regioni indiane.

Ma il monsone non è solo “depressione da pioggia” . Guardar fuori dalla finestra vicino al mio Pc è come trovarmi davanti al televisore: le nuvole arrivano silenziose, basse e nere da Sud, per dirla più facile da Delhi; coprono la valle sottostante e poi si alzano come droni silenziosi verso la montagna, ci sbattono contro e sembra che una lite selvaggia si scatena fra montagna e nuvole; infatti poco dopo l’impatto fulmini e saette appaiono sulla mia TV privata.
I fulmini sono potenti, luminosi e alle volte troppo vicini; alcuni giorni fa uno di loro era talmente vicino che sembrava volesse entrare in casa con la sua luce bianca e forte. Qui non ci sono parafulmini, o meglio sono sostituiti da alti pini o salici piangenti; non si sa se piangono perchè in India o cosa...Dunque c’e’ stato un tentativo di violazione di domicilio non riuscito da parte del fulmine, ma per vendetta ha fatto saltare due modem, il mio e quello di Kristin. Capita spesso da queste parti. 


Il monsone porta anche un cambiamento della natura continuo. Le piante crescono anche senza che uno lo voglia, io ho buttato alcune piante tagliate dal giardino sopra la casa di Kristin, e sono cresciuti cespugli enormi e alti con fiori; tagli l’erba nel giardino e quando arrivi dal lato opposto a dove hai cominciato è già ricresciuta da dove eri partito. Il fiume spumeggia con acque poco chiare, direi luride, portando con se tutto quello che trova sulla strada; il terreno scivola via facendo crollare le case nei campi militari. Insomma un macello che finisce appena le nuvole nere lasciano spazio al sole. Eh si perchè alle volte ci siamo chiesti se il sole, la luna, le stelle esistevano ancora. Stiamo parlando di giorni continui di pioggia e cielo grigio.
Poi il Mela ci dice che anche quest’anno si torna alla normalità.
Con il nostro amico-autista Shivaji partiamo e dopo un po passiamo vicino alle case che sono franate nel campo militare. 

 Poco dopo, tanto per ricordarci che siamo in un campo militare, ci imbattiamo nel cartellone che rappresenta un militare, a dire il vero un pò ridicolo e poco rambo, che annuncia ai passanti che i militari indiani non hanno pietà dei loro nemici. Qualche decina di metri dopo, come a chiedere scusa, si trova un altro cartellone con un campo di tulipani,  come se fosse l’offerta floreale e di scuse per la scemenza detta prima. 



E finalmente si arriva alla Mela. Una stradina lunga e stretta ospita decine di bancarelle. Le prime sono quelle con il cibo. Una varietà infinita di cibo colorato, zuccherato, per cui assalito dalle mosche, leccornie ben esposte tipo a torre e a mammella troneggiano sulle bancarelle. 

Segue il settore “per la casa”. Qui si trovano innanzitutto fiori di plastica, merce preziosa per adornare gli altari sia tibetani che induisti, bonsai in plastica, tazze per caffe o simile molto carine in terra cotta con disegni a mano, bottiglie di vetro tipo i quartini delle osterie [ne ho subito comperato una, con sei tazzine] e poi , avete presente quelle bocce di vetro con i monumenti o altro dentro che si girano e cade la neve? Ebbene una bancarella piena con bocce  in vetro e in plastica. Ne compero subito una con il Taj Mahal.

Procedendo si arriva al settore “abbigliamento” con maglioni infeltriti e poi al parco giochi dove una giostra con i cavallini viene fatta girare a “spinta” dal proprietario. Per fortuna c’era solo un bambino sopra uno dei cavallucci…Il tira a segno che invece di avere il fucile ad aria compressa ha delle palle da tirare verso gli oggetti che uno desidererebbe. La strada finisce e con essa la Mela. Alla mela si incontrano anche vecchi amici e conoscenti tibetani o indiani; si notano, silenziosamente, i cambiamenti dovuti alla vecchiaia e si tira avanti.
Il monsone, intanto, continua in barba alla tradizione. Ieri e oggi una grandinata con chicchi grossi e rumorosi ci ha ricordato che le tradizioni non sempre vengono rispettate...

Ecco qualche piccolo video: