Ieri, 14 settembre, siamo saliti a McLeod Ganj per
la Mela, una specie di ‘fiera’ che segna, secondo la tradizione, la fine del
monsone. Quest’anno è stato un monsone
molto forte cominciato con 15 giorni di anticipo , a meta giugno invece che a luglio.
Le piogge sono state ininterrotte per giorni e giorni provocando un notevole stato
di depressione da pioggia, disastri tipo strade interrotte e frane, anche se
qui a Dharamsala non ce la passiamo tanto male rispetto ad altre regioni
indiane.
Ma il monsone non è solo “depressione da
pioggia” . Guardar fuori dalla finestra vicino al mio Pc è come trovarmi
davanti al televisore: le nuvole arrivano silenziose, basse e nere da Sud, per
dirla più facile da Delhi; coprono la valle sottostante e poi si alzano come
droni silenziosi verso la montagna, ci sbattono contro e sembra che una lite
selvaggia si scatena fra montagna e nuvole; infatti poco dopo l’impatto fulmini
e saette appaiono sulla mia TV privata.
I fulmini sono potenti, luminosi e alle volte
troppo vicini; alcuni giorni fa uno di loro era talmente vicino che sembrava
volesse entrare in casa con la sua luce bianca e forte. Qui non ci sono
parafulmini, o meglio sono sostituiti da alti pini o salici piangenti; non si
sa se piangono perchè in India o cosa...Dunque c’e’ stato un tentativo di
violazione di domicilio non riuscito da parte del fulmine, ma per vendetta ha
fatto saltare due modem, il mio e quello di Kristin. Capita spesso da queste
parti.
Il monsone porta anche un cambiamento della
natura continuo. Le piante crescono anche senza che uno lo voglia, io ho buttato alcune piante
tagliate dal giardino sopra la casa di Kristin, e sono cresciuti cespugli enormi
e alti con fiori; tagli l’erba nel giardino e quando arrivi dal lato opposto a
dove hai cominciato è già ricresciuta da dove eri partito. Il fiume spumeggia
con acque poco chiare, direi luride, portando con se tutto quello che trova sulla
strada; il terreno scivola via facendo crollare le case nei campi militari.
Insomma un macello che finisce appena le nuvole nere lasciano spazio al sole.
Eh si perchè alle volte ci siamo chiesti se il sole, la luna, le stelle esistevano
ancora. Stiamo parlando di giorni continui di pioggia e cielo grigio.
Poi il Mela ci dice che anche quest’anno si
torna alla normalità.
Con il nostro amico-autista Shivaji partiamo e
dopo un po passiamo vicino alle case che sono franate nel campo militare.
Poco
dopo, tanto per ricordarci che siamo in un campo militare, ci imbattiamo nel
cartellone che rappresenta un militare, a dire il vero un pò ridicolo e poco
rambo, che annuncia ai passanti che i militari indiani non hanno pietà dei loro
nemici. Qualche decina di metri dopo, come a chiedere scusa, si trova un altro
cartellone con un campo di tulipani, come
se fosse l’offerta floreale e di scuse per la scemenza detta prima.
E finalmente si arriva alla Mela. Una stradina
lunga e stretta ospita decine di bancarelle. Le prime sono quelle con il cibo.
Una varietà infinita di cibo colorato, zuccherato, per cui assalito dalle
mosche, leccornie ben esposte tipo a torre e a mammella troneggiano sulle
bancarelle.
Segue il settore “per la casa”. Qui si trovano innanzitutto fiori
di plastica, merce preziosa per adornare gli altari sia tibetani che induisti,
bonsai in plastica, tazze per caffe o simile molto carine in terra cotta con
disegni a mano, bottiglie di vetro tipo i quartini delle osterie [ne ho subito
comperato una, con sei tazzine] e poi , avete presente quelle bocce di vetro
con i monumenti o altro dentro che si girano e cade la neve? Ebbene una
bancarella piena con bocce in vetro e in
plastica. Ne compero subito una con il Taj Mahal.
Procedendo si arriva al settore “abbigliamento” con maglioni infeltriti e poi al parco giochi dove una giostra con i cavallini viene fatta girare a “spinta” dal proprietario. Per fortuna c’era solo un bambino sopra uno dei cavallucci…Il tira a segno che invece di avere il fucile ad aria compressa ha delle palle da tirare verso gli oggetti che uno desidererebbe. La strada finisce e con essa la Mela. Alla mela si incontrano anche vecchi amici e conoscenti tibetani o indiani; si notano, silenziosamente, i cambiamenti dovuti alla vecchiaia e si tira avanti.
Il monsone, intanto, continua in barba alla
tradizione. Ieri e oggi una grandinata con chicchi grossi e rumorosi ci ha
ricordato che le tradizioni non sempre vengono rispettate...
Ecco qualche piccolo video:
Ecco qualche piccolo video: